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Pensieri in libertà – Piccole riflessioni scritte dal 2013 al 2020

La normalità

Non è un concetto ma un limite culturale, la punta dell’icerberg di paure profonde. E’ un insulto. Non permettete a nessuno di dirvi che siete normali, perché se voi siete all’interno di questo steccato, riconosciuti ed accettati, vuol dire che altri stanno fuori misconosciuti ed esclusi. Non permettete a nessuno di caricare sui camion i vostri fratelli di ogni diversità per portarli in uno dei tanti campi di concentramento invisibili che esistono. Battetevi e pagate di persona per l’umanità una e indivisibile!

L’identità

L’identità difesa muore, l’identità donata diventa luminosa. Credo che non dovremmo preoccuparci del rischio di perdere la nostra identità ma di non metterla abbastanza al servizio del mondo. Se ci si dona, ci si perde nel servire concretamente, la propria identità diventa una lampada sul lucernaio che non si può non vedere.

L’umiltà

Da io al centro al mondo a tutto il mondo al centro del mio io”.

L’amore di Dio

L’amore infinito di Dio si è innamorato della dimensione finita dell’uomo. Questo amore interno alla trinità che esce da Dio e cerca l’uomo, cerca le nostre fessure di disponibilità e le cerca senza posa è lo Spirito Santo.

L’amicizia

Amicizia è il silenzio del medesimo sentire.

Il silenzio

Il silenzio brulica di relazione.

Ancora sul silenzio

Il silenzio è forse placare il proprio io nei suoi moti continui inarrestabili? Il silenzio è la morte dell’io e subito dopo l’ascolto profondo ne è la resurrezione.

Dell’attesa ci disturba l’essere costretti alla passività. Ma siamo sicuri che più stringi il controllo sulla tua vita e più sarai felice? Non pensi che la tua vita possa languire sotto la tua feroce tirannia, come un animale fiero e selvaggio che chiuso dentro una gabbia lentamente muore? Provate a restituire alla vostra vita la sua libertà da voi. Lasciatela correre libera e lei vi stupirà facendovi vivere esperienze che mai avreste immaginato. Provare per credere. Parola di un autistico che della vita non governa quasi nulla. Si respira libertà a pieni polmoni perché anche il carceriere è legato come il prigioniero. La loro reclusione è reciproca.

La giustizia

La giustizia è dare a ciascuno secondo il suo bisogno, perché ogni essere umano ha diritto ad una vita dignitosa. La terra ha risorse sufficienti per tutti. Dare a ciascuno secondo i suoi meriti è solo commercio, quindi se vogliamo essere giusti dobbiamo farci carico del bisogno dell’altro.

Il mistero

Il mistero non è qualcosa di inconoscibile ma un sistema di verità infinita. Si può e si deve cominciare a conoscere il mistero ma anche avere consapevolezza che non arriveremo mai a conoscerlo compiutamente. Per quanto potremo impegnarci, del mistero potremo conoscere sempre e solo singoli aspetti. Non potremo mai possederne una visione d’insieme compiuta e conclusiva. Vivere è accettare di operare nel mistero.

Amore e futuro

Se qualcuno ti ama genera in te una percezione di valore perché si ama solo ciò che vale, che ha valore. La percezione del proprio valore in quanto amato apre il futuro. Il futuro come opportunità non esiste a prescindere.

La fratellanza

Se ne escludi uno, nessuno più può essere veramente fratello perché è scelto non amato, ha qualcosa che lo fa scegliere. L’amore o accoglie tutti o non è amore, perché seleziona.

Le aspettative

Fare un falò di tutte le aspettative e restituire al fluire della vita la sua libertà.

La corsa

Io penso che il corpo, la materia pesa e ci tiene legati alla terra. L’anima ne è prigioniera, vorrebbe volare in altri luoghi, in altre situazioni, si strugge di nostalgia per ciò che è stato come per ciò che non sarà mai. Vorrebbe abbracciare tutto il cosmo. Nella corsa l’anima si prende la rivincita sul corpo e lo costringe a seguirlo. La corsa poi è come la vita che corre verso non si sa cosa.

Il perdono

Penso che se all’odio rispondi con l’odio, l’odio dilaga e vince. Altre persone si schiereranno con l’uno o con l’altro. I conflitti tra popoli dimostrano che non c’è limite a quanto l’odio può dilagare e crescere.

Il perdono non è un atto ma un percorso. E’ una faticosa salita lungo un impervio sentiero di montagna. Ma se avrai la tenacia di arrivare fino in vetta, troverai l’unica spada che uccide l’odio: la spada del perdono.

La disabilità

Aiuta chi è diversamente abile a diventare diversamente felice.

La tua idea di felicità non è applicabile a nessun altro essere umano.

Il rapporto tra Federico e suo padre Oreste

La voglia di costruire un mondo nuovo ci brucia insieme. Il tempo trascorso in un’unica fiamma fa di noi una sola cenere.

Sulla comunicazione

Il pre verbale si impara praticando il silenzio. La conoscenza dell’altro si persegue solo nel silenzio. Il silenzio è conoscenza di sé, dell’altro di Dio. Oltre lo strumento operativo, la parola è solo rumore e disturbo.

Il dolore

La sofferenza umana credo sia una forma di morte. Morte a ciò che la vita è stata e non sarà mai più. Morte a ciò che desideriamo e non potrà mai essere. Ma come ogni morte spirituale, la sofferenza porta in sè i semi di una rinascita.

Quando le opportunità di felicità che pensavamo di avere si riducono drasticamente, la vita ci chiama a ricominciare da ciò che rimane che non è mai poco, anche se così può apparire. Sfortunata è la persona che non soffre mai perchè rimane ferma a ciò che è mentre lentamente la vita consuma il suo tempo.

Chi invece attraversa il deserto del proprio dolore, ne esce una persona più profonda e più vera e rinnova in sè il grande mistero della vita umana.

Io penso che si soffre quando in qualche forma si è inadeguati ai cambiamenti che la vita ci propone. Solo attraversando il deserto del dolore acquisiamo gli strumenti esistenziali utili a gestire il nuovo e a ripartire. La sofferenza, quindi, è una fantastica risposta reattiva e adattativa dell’essere umano al suo habitat emotivo. Non è un assurdo da cancellare ma un processo adattativo di cui tutti abbiamo bisogno quando arrivano nuove Sfide a cui non siamo preparati.

Chi non soffre mai non vive, galleggia, e non si accorge di essere alla deriva, incapace di ancorarsi a qualcosa.

La nostra società rifiuta il dolore e vorrebbe lavarlo via come una macchia assurda che nega la vita.

Ma allora cosa è essere felici? Avere soldi, potere, successo? Ma le persone che hanno queste cose a me non sembrano felici.

La felicità è un cammino perchè non c’è limite a quanto forte, radicato, denso può essere il senso, il significato della mia vita.

Essere felici è avere senso da vendere anche per la cosa più terribile, ossia il tempo che passa portandosi via per sempre cose e persone.

E per crescere in senso, trovare la propria missione nella vita, anche la sofferenza portata con consapevolezza serve. Il senso sta in fondo ad un faticoso cammino di perseveranza.

La nostra sofferenza, osservata con cura, definita bene nei suoi contenuti, accettata come strada necessaria per scoprire la propria missione, é un fuoco che brucia il tanto che abbiamo dentro di inutile, di falso. Solo ciò che è pienamente umano supera la fiamma del dolore e ne esce indenne.

Penso che le vite più tristi siano quelle di coloro che nei tanti modi possibili fuggono il proprio dolore.

Queste persone rimangono sempre uguali a se stesse mentre lentamente la vita consuma il suo tempo. Lentamente raggiungono una fissità assente a se stessa.

Il tuo dolore sei tu. Vallo a cercare se arriva, abbraccialo, caricalo sulle spalle e portalo via con te. Amato da te che asciughi le sue lacrime, farà meno male. Fa male perchè ciò da cui vorresti fuggire sei tu.

Di fronte al dolore, io non volterei pagina. Il dolore va abitato. Va arredato. Standoci dentro nel cuore della tempesta lo si potrà superare. Come si potrebbe superare ciò che non si affronta ma si fugge?

Io penso che nella vita non dobbiamo costruire proprio nulla. Dobbiamo piuttosto demolire per conseguire l’essenzialità. Poi naturalmente troveremo il nostro posto e brilleremo di una luce solo nostra. La vera essenzialità mette tutto a posto.

Penso che la società dovrebbe smettere di pensare al dolore come qualcosa di negativo da fuggire. Il dolore è duro, è difficile, è una crisi della nostra umanità e dei suoi equilibri ma è anche un passaggio estremamente fecondo di morte e rinascita, un momento topico della nostra crescita.

Certo nessuno si augura di soffrire ma quando il dolore arriva dovremmo avere il coraggio di non sprecare questa opportunità. Un deserto interiore ben attraversato porta ad una crescita per tutta la vita, una crescita che dura per sempre.

Io penso che la sofferenza non ti sia mai estranea. Quando arriva, non viene da fuori ma da dentro. E’ una parte di te che soffre. Il tuo dolore sei tu.

Ed allora non bisogna fuggire ma cercare la propria sofferenza che si è presentata. Andare a conoscerla. Rifletterla nei suoi aspetti. E poi abitarla come una casa. Arredarla. Raggiungere il centro della propria tempesta dove tutto è fermo mentre intorno tutto vola nella tempesta e urla.

In quel luogo di stasi irreale, stendersi ed addormentarsi nella pace.

Fatto questo, il dolore è compiuto.

Domani ci sarà di nuovo Il sole.

Tra sogno e visione

Mio padre non ha avuto un sogno ma direi una visione. La differenza credo sia che chi ha un sogno poi, sotto sotto, qualcosa dalla vita pretende. Invece chi ha una visione direi profetica di un futuro possibile si mette alacremente al lavoro e nulla vuole per sé, il profeta sociale di sé si dimentica, di sé non gli importa più . Per lui l’io è tra i ricordi del passato.

Motti sull’autismo

Chi porta un handicap non vuole diventare come te. Ti chiede aiuto a vivere la sua vita, non la tua.

La disabilità non esclude la felicità ma cambia solo i percorsi lungo cui perseguirla.

Chi è diversamente abile non vuole diventare come te. Vuole essere se stesso e cercare la propria unica felicità.

Il peggior peso nella vita è credersi normale e pensare infelice chi è fuori dalla norma.

Molte delle cose che un handicap nega, non interessa farle. Si può essere diversamente felici.

Chi ha scritto questa frase è diversamente abile, diversamente felice e si sta diversamente realizzando. Prendere esempio non è contagioso.

Apriamo gli steccati di ogni esclusione ed impariamo dagli esclusi una felicità che alla vita non chiede tutto.

Sei sicuro che chi è diversamente abile sia infelice? Glielo hai chiesto? Forse lotta come te.

Io penso che la prima cosa di cui noi persone autistiche abbiamo bisogno sia la speranza. Avere attorno persone che ci aiutino a credere che anche per noi esista un futuro degno di essere vissuto; che ci aiutino a pensare l’autismo non come una prigione ma come una strada da percorrere acquisendo una nuova autonomia ogni giorno. Per favore, non pensate che il nostro autismo sia una disgrazia perchè ciò chiude il nostro futuro. Io Federico sono felice di essere autistico. Ho solo bisogno di aiuto a diventare più autonomo.

Ma in fondo, alla fine, cosa è il mio autismo?

Non è una malattia perchè io sto benissimo.

Bisogna forse pensarlo come un disturbo? Ma io non mi sento disturbato.

Può essere un cattivo funzionamento mentale? Ma il mio cervello funziona benissimo, forse per certi aspetti molto meglio del vostro.

E allora?

Io penso che il mio autismo sia solo una estrema diversità del funzionamento della mente.

Ed allora io mentalmente diverso ho bisogno di due cose: di profondo rispetto per la mia diversa dignità umana e di supporto per la mia piena integrazione.

Io lotto per la società della piena integrazione di tutte le persone autistiche.

Siamo tutti diversi, ciascuno unico e nessuno dovrebbe essere chiuso in un ghetto pietistico.

“Il mio futuro?”

E il futuro di tutti gli altri? La verità più profonda è che nessuno ha alcuna certezza circa il proprio futuro. Basta un nulla e lo scenario cambia totalmente in un istante. Il neurotipico (persona non autistica n.d.r.) si illude meglio e poi soffre in modo rovinoso. Io lavoro per il mio futuro senza coltivare illusioni che sono solo pesi. Solo se il carico è leggero si può correre veloci.

Pubblicato inDiversitàFuturoLa Fede in Dio

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