Circa la comunicazione e la conoscenza.
Io trovo drammatico lo sforzo di far passare i concetti attraverso le parole. Con i sentimenti va molto peggio. Non esistono parole capaci di veicolare ciò che io vorrei dire. La parola come strumento di comunicazione e quindi di reciproca conoscenza mi appare una drammatica illusione. Ci sono persone che si parlano per anni e non arrivano a conoscersi. Solo l’amore reciproco concreto, quotidiano che si dispiega nel tempo, istante per istante, conduce a sentire l’altro come egli è. La parola è strumento meramente operativo. Solo l’amore è conoscenza.
Nelle relazioni umane, ci scambiamo informazioni con le parole. Ma la conoscenza dell’altro non è il punto di arrivo di un sistema di informazioni sull’altro via via più esteso, più integrato più organico. La conoscenza è il salto su un altro piano, il cogliere la luce più profonda dell’altro, la sua più profonda ed unificata identità. Alla luce di questa profonda verità dell’altro, tutte le informazioni su di lui prendono il loro giusto posto. La persona umana non credo la si possa conoscere partendo dalle sue manifestazioni più esteriori ma solo cogliendo prima il suo significato più profondo. E solo un amore concreto, faticoso, impegnativo non privo di ansie e di dubbi può cogliere questa unità profonda dell’altro. L’amore apre quindi la porta alla vera vita della parola. Io vedo la conoscenza dell’altro come dimensione spirituale e solo dopo intellettuale.
Il relatore fa una domanda alla sala su quale sia una parola autorevole.
La parola è autorevole in misura di quanto tempo, quanto impegno, quanta fatica, quanto dolore abbiamo dovuto attraversare per poterla generare dentro di noi.
Su cosa sia un idolo.
Ciò a cui chiediamo salvezza come se fosse Dio.
Qual è il volto, aspetto di Dio che più ti colpisce?
La sua amorevole capacità di attendere un passo specifico da un’anima anche per decenni. Quando attende tutta una vita invano, questo amore diviene troppo glorioso. Lo sguardo umano non lo regge.
Qual è la cosa più bella e grande che l’uomo è chiamato a fare in questa terra?
Farsi il più piccolo di tutti per servire. Scomparire nella carità. È perdersi in Dio.
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