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Riflessioni per veglia di preghiera del mercoledì santo San Frumenzio ai Prati Fiscali (Roma)

La Paura

Ogni essere umano è assediato da paure profonde che minano la sua vita e possono tragicamente depotenziarne le tante espressioni di pienezza. Un universo immenso vive fuori di noi ed abbiamo bisogno che ci garantisca il necessario per vivere e che non si rivolti contro di noi, perché in un istante potrebbe spazzare via quanto abbiamo di più caro. Passiamo la vita a cercare di costruire certezze e sicurezze che non hanno però mai una valenza definitiva e conclusiva. Contro la paura possiamo vincere tante battaglie ma non potremo mai vincere la guerra. Il timore per ciò che potrebbe accaderci domani, anche se battuto, risorge dalle proprie ceneri. Il re di tutte le paure è la morte, che spesso si manifesta nel nostro fastidio per i suoi tre grandi simboli: il buio, il silenzio, il freddo.

Ma una battaglia che non si può vincere chiama a portarla su un altro piano e la soluzione è nel maturare che la nostra vita è un mistero. Il mistero non è né inconoscibile, né ingestibile. E’ un sistema di verità infinta che va oltre le capacità della nostra mente, che opera per sistemi finiti. E quindi della nostra vita possiamo cercare di capire qualsiasi cosa ma non capiremo mai tutto, potremo controllare sempre di più ma non controlleremo mai ogni cosa.

La pulsione di dominio che ciascuno di noi ha verso la propria vita ha già perso e non ci rimane altro che restituire alla vita la sua libertà da noi, lasciarla finalmente respirare libera e sederci in silenzio a contemplarne il meraviglioso mistero.

E’ Pasqua, fermati un attimo a contemplare il mistero che è la tua vita e quanto questo mistero vada oltre i tuoi timori ed il tuo continuo essere preso da tante cose da fare.

La Speranza

La Speranza interroga ogni essere umano alla ricerca di chi possa concederle anche solo un attimo di fiducia, una opportunità.

Senza speranza, il nostro futuro è solo cronologico, è il ticchettio di un orologio che imparziale segna il nostro tempo che si consuma. L’assenza di speranza nega alla mente umana di vedere opportunità ed una mente senza sogni conduce ad un corpo senza azione.

Ma se concediamo alla speranza anche solo una opportunità, allora il futuro da cronologico diventa esistenziale, una vita in bianco e nero riprende colore, la mente torna a vedere opportunità e di conseguenza le membra tornano operose. Ovunque fiorisce la vita perché chi tanto opera qualcosa certamente riesce a realizzare.

La speranza va allenata ogni giorno, coltivata, curata fino al suo culmine che è sperare che un giorno Gesù verrà a vincere la mia morte e mi chiamerà ad una vita tanto piena quanto eterna.

E’ Pasqua ed è il momento di alzarsi dai tanti fallimenti e delusioni che spesso ci fanno pensare che non valga più la pena di sperare. Amarci tra noi come Gesù ci ha amato può ridare senso, respiro, prospettiva, anche alle vite spezzate. Essere un dono è la nostra speranza.

L’attesa

Attendere spesso ci mette a disagio perché ci toglie il dominio sulla nostra vita e lo assegna a qualche altra persona che potrà decidere il quando l’evento atteso accadrà.

E così l’attesa ci appare come un tempo vuoto, che vorremmo superare il più velocemente possibile, per poi dimenticarlo. Non vogliamo che l’attesa lasci un segno, neanche nel ricordo.

Eppure tante figure importanti della nostra Fede hanno dovuto attendere prima di poter conseguire la pienezza di senso della propria vita. Abramo ha dovuto attendere i tempi di un lungo viaggio per raggiungere la terra promessa da Dio, Mosè ha vagato quaranta anni nel deserto ed anche Gesù ha attraversato in più direzioni la sua terra, predicando a persone che raramente lo comprendevano, prima di salire a Gerusalemme per la sua passione.

E’ che i gradini di vera crescita esistenziale della nostra vita vanno preparati a lungo e con cura.

Allora come per incanto l’attesa si riempie di persone, di incontri, di esperienze e se ancora qualcosa ci manca e lo attendiamo, ciò non ci nega una vita comunque piena.

E’ Pasqua e tutte le attese che ciascuno di noi porta nel cuore possono diventare il tempo più vero e più pieno. E’ la pienezza di una vita, proprio perché non basta a se stessa. E’ la pienezza che si compie nell’attesa.

La Fede

Difficile è confidare. Ci vogliono a volte degli anni per cedere piccole porzioni di controllo sulla propria vita e fidarsi, affidarsi. Ma il rischio di un abbaglio è grande. Chi confida nelle ricchezze non pensa che i più grandi tesori della vita umana e le più grandi disgrazie non si possono né comprare, né vendere. Non si può comprare un amore, né si può vendere per disfarsene un lutto che ci addolora. Chi confida nelle persone non vede quanto il cuore umano sia volubile ed imprevedibile.

La persona di Fede, invece, ogni giorno sperimenta la pienezza di vita che dimora nel dono di sé, nel servizio a Dio ed ai fratelli ed a questa dimensione di dono sempre più affida la sua vita. Piano, piano impara che solo dal dono di sé può attendersi pienezza e così la Fede in Dio Amore diviene concreto percorso di vita.

E’ Pasqua, è tempo di essere dono e di sperimentare che veramente non abbiamo bisogno di confidare in altro.

Pubblicato inLa Fede in Dio

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