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L’ascolto nel Vangelo San Frumenzio ai Prati Fiscali (Roma)

Il Vangelo ci offre un gigantesco e drammatico esempio di assenza di ascolto con la prima parte della parabola del povero chiamato Lazzaro.

Lazzaro è un mendicante coperto di piaghe e decide di andare a chiedere l’elemosina davanti alla casa di un ricco. Il ricco dovrà entrare ed uscire di casa ogni tanto e Lazzaro spera di essere visto e che la visione della sua sofferenza possa aprirgli uno spazio nel cuore del ricco perché a Lazzaro basterebbero le briciole, gli scarti di quella ricchezza per sfamarsi, vestirsi decorosamente e curare le sue piaghe. Lazzaro cerca uno spazio nel cuore del ricco, ma solo per poter sopravvivere degli scarti dell’opulenza.

E la sua sofferenza non è invisibile se addirittura i cani sono mossi a compassione e vanno a leccargli le piaghe quasi fosse un loro cucciolo.

Ma purtroppo la parabola non racconta una storia ma due storie parallele che non si incontrano.

Il ricco è pieno di sé e tutto intento nell’organizzare la sua vita fatta di abiti ricercati e di pasti principeschi.

Perché il piano di Lazzaro fallisce? Perché il ricco guarda ma non lo vede. Lazzaro fa parte dello sfondo e non viene in evidenza perché in evidenza nel cuore del ricco c’è il lusso e non c’è posto per altro.

Lazzaro attenderà invano fino alla morte.

Ma morto un sofferente ne nascono altri, poveri di tante povertà diverse che come Lazzaro sono muti perché non trovano spazio nel cuore dei ricchi.

Molto la radice del silenzio è il vuoto interiore, la volontà di tacitare dentro di me il tumulto delle sempre nuove istanze, sempre nuovi pensieri. Questo vuoto interiore che mi fa capace di vedere l’altro e di predispormi all’ascolto e all’accoglienza non è né facile né immediato ma richiede una ascesi, un cammino, ma è anche l’unica cosa necessaria. In Lazzaro è bastata la speranza dell’esistenza di uno spazio di vuoto e quindi di ascolto per muoverlo verso la porta della casa del ricco ma questo spazio purtroppo non esisteva perché il ricco non ha neanche un nome perché non può essere interrogato profondamente.

Se faremo il vuoto di noi stessi naturalmente attireremo i tanti che attendono di essere ascoltati e questo vuoto possiamo farlo solo davanti a Dio. Un anima che non persegue il nulla di sé come può percepire il tutto di Dio? Per il tutto di Dio semplicemente non c’è posto.

Chi vuole andare al fratello senza passare per Dio rischia grosso di proiettare sull’altro aspettative, visioni, opinioni ed altre manifestazioni del sé. Pensi di dialogare con l’altro ed invece stai parlando allo specchio.

Abbiamo probabilmente bisogno di una preghiera individuale che sia silenzio interiore in cui spegnere tutti i moti dell’io e nel nulla di sé contemplare il tutto dell’amore di Dio.

Se ciascuno farà questo, naturalmente ci salderemo anche in un vuoto collettivo capace di attirare chi ha premura di dire, di essere accolto.

Sono duemila anni che Lazzaro è in silenzio. Quanto vorrei che fosse la mia comunità cristiana a fare un silenzio ed un vuoto dell’umano così grande da attirare la prima parola di quel Lazzaro che è in ogni persona. Questa parola è: ”Ti prego, aiutami!”.

Un istante dopo il vero incontro che attende da secoli, chi potrebbe descrivere la nostra gioia?

Pubblicato inLa Fede in Dio

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