Luca 21,29-33
29 E disse loro una parabola: «Guardate il fico e tutte le piante; 30 quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l’estate è vicina. 31 Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 32 In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. 33 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
L’essere umano fa fatica a vivere la propria vita come un percorso. Noi vorremo vedere risolti tutti i nostri problemi e conseguiti tutti i nostri obiettivi, sogni, desideri, come per raggiungere una sorta di altipiano dell’esistenza umana, più alto delle nuvole, dove splende sempre il sole e dove vivere sempre nella pace e nella gioia.
Ma la vita su questa terra non funziona così. Nessun essere vivente può rallentare o accelerare il tempo, ma ogni istante tutto si trasforma e la grande legge della vita è il continuo divenire che alla fine travolge anche la biologia del nostro corpo con la morte che trasforma le nostre cellule in altro.
A me sembra che Gesù in questa parabola voglia dirci due cose.
La prima è che lottare per il nostro paradiso in terra è inutile, perché anche se giustamente ci impegniamo per migliorare la nostra condizione, problemi e desideri negati ne avremo fino all’ultimo giorno.
La seconda è che l’inarrestabile divenire che domina la nostra vita come la storia non è in realtà solo caos ma a guardarlo bene al suo interno ha le sue logiche.
Per tutto l’autunno e l’inverno l’albero di fico sembra inerte ma in realtà sta assorbendo sali dal terreno, li trasforma in sostanze di alto valore nutriente che poi mette da parte. Quando arriva la primavera germoglia e poi tutto il suo lavoro nascosto di un anno va a finire nello splendore dei buonissimi fichi.
Il continuo divenire dell’albero di fico non è caos ma ha una sua splendida logica.
E come facciamo a scorgere le logiche nel caos apparente del grande divenire della vita?
Fissando lo sguardo non solo sull’oggi ma anche sulla meta del nostro divenire che non è vivere sulla terra per sempre ma tornare in Dio.
Se tenessimo chiara e presente questa meta del nostro divenire, quante cose incomprensibili della vita troverebbero il loro posto.
E’ solo avendo molto chiara questa meta potremo superare le tante cose terribili che in ogni vita prima o poi arrivano. La nostra metà è un cielo senza tramonto e tutto il divenire ci sta spingendo proprio lì. Stiamo attenti a non opporre resistenza sprofondando il nostro orizzonte nel solo presente.
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