Ciao Federico, sono Maria, la musicoterapista di Enna. Come concordato, ti invio le domande per l’incontro di domenica 29 novembre.
1. Quando e come hai scoperto il mondo delle percussioni e perché credi che ti abbiano appassionato così tanto?
Ho sempre amato la musica, sia quella dei cartoni animati su cui amo cantare e ballare, sia generi tradizionali come la Bluegrass Music o i pianisti di Boogie. Tramite un operatore mio amico entrai in contatto con la scuola di musica ed il maestro di percussioni e cominciai a prendere lezioni insieme al mio amico. All’inizio non imparavo molto perché non capivo la logica del metodo didattico ma ci andavo molto volentieri perché mi piaceva sia suonare che frequentare il centro musicale che è un bell’ambiente, frequentato da belle persone. Il fatto che io sia molto poco capace di gestire la socialità neurotipica, non vuol dire che non mi piaccia.
2. Che sensazioni (uditive, visive, olfattive, tattili, gustative) piacevoli o spiacevoli provi nel fare e ascoltare musica, in generale? In particolare, cosa provi a livello sensoriale ed emozionale in relazione al suono e al ritmo.
Se volete entrare in relazione con noi autistici, tenete conto che noi siamo innanzitutto una percezione sensoriale radicalmente diversa da cui discende poi una diversa organizzazione funzionale di tutta la mente. Io non posso neurotipicamente dire che la musica mi piace. Io ne vengo letteralmente travolto dentro senza possibile difesa alcuna e se non suono, non posso non alzarmi e ballare di vera gioia. Essere autistico è meraviglioso e solo voi neurotipici riuscite ad essere così autoreferenziali da pensare che l’autismo sia una disgrazia e quindi educare gli autistici alla disperazione.
3. Ti piace suonare le congas solo con Matteo o suoni anche con altre persone?
Matteo purtroppo si è trasferito a Catania ed il mio cuore mai potrà abituarsi alla perdita di un fratello. Ora suono con Luca che sta diventando un amico. Suono però anche con altri e con chi capita senza problemi.
4. Hai mai fatto musicoterapia?
No.
5. Secondo te, il suono e il ritmo facilitano la comunicazione e la relazione con gli altri a chi è non verbale o poco verbale?
Sì. La comunicazione è figlia del silenzio di parole. La relazione è non verbale, è fare qualcosa con qualcuno senza dire nulla, perché conoscere il cuore dell’altro, la sua unità più intima è l’esatto contrario delle chiacchiere.
6. Quando il mondo fuori è “troppo”, la musica ti aiuta ad autoregolarti e a riprendere il controllo della mente? Come?
No. Direi che lì ci vuole il bosco. Il vertice massimo della musica è il silenzio, quando l’onda travolgente del suono fiorisce e si sublima nel suo contrario apparente.
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