Nella nostra società, è opinione diffusa che per conoscersi sia necessario parlarsi tanto. Io devo dire all’altro tante cose su di me e lui dirmi tante cose su di sé.
Ma io cosa me ne faccio di tutte queste informazioni sull’altro? Essere informati sull’altro è cosa molto diversa dal conoscerlo, perché conoscere l’altro è riuscire a cogliere l’identità e l’unità più profonda del cuore dell’altro, la sua missione esistenziale più vera che fa di lui una persona unica nell’universo.
E come fare a cogliere l’identità più profonda del cuore dell’altro che si cela dietro il labirinto di maschere dietro cui ciascuno di noi a volte si nasconde a se stesso prima che agli altri? Utilizzando il più potente strumento di conoscenza che esista, ossia il silenzio.
Non parlo solo di fare il silenzio di parole ma anche di tacitare il tumulto di pensieri che è faticoso tormento della mente.
Fatto il silenzio dentro prima che fuori di noi, avremo nella mente e nel cuore un grande vuoto che naturalmente si riempirà di ciò che di vero abbiamo intorno, della verità delle persone e della presenza di Dio.
Io che non so parlare, vi dico che il profondo silenzio di sé lascia cadere tutte le maschere, apre occhi e orecchie alla verità e lascia germogliare dal profondo del cuore la pace.
Nel mio silenzio di persona autistica, potentemente e profondamente mi sento conosciuto e nella pace conosco.
Provate anche solo a camminare insieme nel silenzio. E’ meraviglioso.
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