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Incontro a Santa Lucia (AQ)

La conversione di San Paolo

(“Saulo, Saulo, perché mi perseguiti” – Atti Capitolo 9)

La domanda di Dio punta alla radice della violenza di Saulo, unico punto in cui questa violenza può essere scardinata. Saulo accoglie la domanda e si scopre cieco perché la violenza rende ciechi.

Ogni volta che anzicchè servire il fratello io lo voglio dominare, io sono violento e cieco.

Allora Gesù ci chiede perché mi perseguiti in quel fratello?

Perché?

Il fiume della mia vita

Il fiume della mia vita scorre custodito dal silenzio di parole che non ho. Questo silenzio è una casa di pace, un eremo di montagna, una clausura che custodisce una luce.

Ti è mai capitato di incorrere nei tre atteggiamenti deleteri che precludono l’azione dello Spirito Santo (narcisismo, scoraggiamento, pessimismo)? Come ti sei sentito? Quali sono state secondo te le cause che ti hanno portato ad attuare tale atteggiamento? E’ cambiato il tuo rapporto con gli altri, te stesso e Dio?

Quando ero piccolo, prima di scegliere di essere cristiano, guardavo a me stesso. Ero molto arrabbiato. Perché proprio io ero nato autistico? Per me allora il mio autismo aveva due caratteristiche. La prima era abissale diversità mentale da tutti ed il suo frutto era la solitudine. La seconda era l’incapacità di parlare e di fare, quindi ancora solitudine.

Perché gli altri potevano vivere insieme ed io invece vivevo prigioniero e in solitudine?

Perché gli altri erano autonomi e quindi liberi ed io invece dipendevo dagli altri?

Perché proprio io e solo io tra i tanti che conoscevo?

Ero proprio arrabbiato.

Poi ho intuito che ogni tragedia nasconde una missione per chi non si ferma alla tragedia e sa attraversarla, camminare fino a oltre.

Quante famiglie vivevano l’autismo ed era evidente che ci capivano molto meno di nulla?

Se imparavo a scrivere in italiano, questa buffa e macchinosa lingua per me straniera, io potevo spiegare tutto.

La mia tragedia è diventata la mia missione, il mio lavoro di successo, il mio senso del vivere e la mia gioia.

Penso non ci sia disgrazia umana che non nasconda una opportunità per chi ha l’estrema audacia di andare a coglierla.

Questa audacia si nutre dell’amore dei fratelli e per questo io penso che ciascuno dovrebbe sentirsi responsabile e coinvolto dalle disgrazie degli altri anzicchè avvizzire a piangere nel cuore per le proprie.

Qual è il mio sogno?

Una società in cui tutti gli autistici possano essere compresi, accettati e inclusi. Il mio sogno è una civiltà plurale di infinite diversità in armonia. Tutti diversi, ciascuno unico, nessuno escluso.

Pubblicato inLa Fede in Dio

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