(Richiesta a Federico di quale domanda si farebbe lui da solo)
Federico, come fai ad essere così magro?
(Domanda: “Federico, in questo caso mi sento io l’escluso; quindi, ti chiedo: come puoi tu includere me? Aiutarmi nell’approcciare a te?”)
Sii te stesso. Sei libero. Io ti accolgo come sei. Vai bene così.
(Domanda che esprime un dubbio sulla validità dell’utilizzare il termine “inclusione” e chiede a Federico un’opinione su questo tema)
Accettiamo il linguaggio del mondo in cui viviamo. Cambierà da solo da dentro. Non si può cambiare da fuori.
(Domanda “Quando ti sei sentito escluso e quando ti senti ancora escluso?”)
Io non mi sento escluso. A volte sperimento azioni escludenti ma come mi sento dipende solo da me.
(Domanda sulla difficoltà a rivolgersi direttamente all’autistico e sulla tendenza a rivolgersi invece alla persona che lo accompagna. Richiesta a Federico di cosa fa lui in questi casi)
È perché non ci considerano persone. Io non faccio nulla. Rispetto.
(Domanda su in quali altri modi puoi rispondere quando ci parliamo, oltre che scrivendo.)
Via mail o a voce per dialoghi semplici. Poi se vuoi io comunico non verbale.
(Richiesta se c’è una domanda che Federico vuole fare ai presenti all’incontro)
No. Volevo dirvi grazie dell’essere qui.
Se proprio devo, “che emozioni vivi durante questi nostri incontri?”
(Qualcuno risponde “Ammirazione”)
Ammirazione per cosa?
(“Per come a 30 anni tu sia riuscito a realizzarti come persona, come professionista…hai scritto libri, scrivi su una nota testata giornalistica…”)
Sono nato realizzato come tutti. Ho solo difeso la gioia. Poi faccio robe.
(Domanda: “Federico, tu non ti scoraggi mai?”)
No. Per non scoraggiarti devi sviluppare una visione più penetrante della realtà. Che le cose vadano male è solo lo strato più esterno della realtà. Sotto la storia corre. Voi qui siete solo forse cinquanta insegnanti; eppure, qui stiamo facendo la storia, evocando un mondo che esisterà tra forse duecento anni.
(Domanda sui lavori parlamentari che hanno per tema l’autismo, le persone autistiche ascoltate e sul se lui è stato invitato a partecipare)
No.
(“Avrebbero dovuto chiamarti!”)
Sei vuoi cambiare il mondo, va bene il parlamento ma stai attenta al potere. Ti sembra che tu usi lui ed invece lui usa te. Non esistono persone di potere ma solo persone usate dal potere perché il potere ha le sue logiche e non si sfugge.
(Domanda sul se è utile e come coinvolgere un bambino autistico nelle attività di un laboratorio musicale svolto a scuola)
Sì, ma la musica vissuta autistica, correndo per l’entusiasmo.
(Risposta alla domanda di Federico “Che emozioni provi nello stare qui”: gratitudine per quello che ci stai raccontando, ma anche di meraviglia nel vedere il mondo dal tuo punto di vista; mi sembra, allora, che gli esclusi, piuttosto, siamo noi: come puoi includerci?”)
L’handicap è reciproco. È la misura di una distanza umana.
La distanza va accolta.
(Domanda sul se è giusto imporre all’autistico una relazione con i suoi compagni di classe)
Non puoi capire tutto prima di provare. Ama il dubbio che è dentro di te. Se lo fuggi, lui cresce.
(Hai mai trovato degli insegnanti poco simpatici che non sono riusciti a tirare fuori il mondo che era dentro di te?)
Si. Avevano paura e si difendevano. Bisogna volergli bene perché sono quelli che ne hanno più bisogno.
(“Sono molto orgogliosa di te”)
Grazie. Che magro che sono.
Scherzo.
(“Quante delle autonomie da te raggiunte sono state effettivamente volute da te e quante dal nostro sistema neurotipico?”)
Io lascio alla mia vita la totale libertà da me. Così anziché soffrire prigioniera, corre libera e felice.
(“Cosa ti ha aiutato a sviluppare una consapevolezza così forte di te stesso?”)
Stare zitto, pensare e essere autistico.
(“Quanto questo tuo essere risolto dipende dal tuo essere autistico e quanto dalla figura di tuo padre?)
Da entrambe le cose.
(Riflessione sulla terminologia utilizzata nelle linee guida per l’autismo, specificatamente riferita al termine “disturbo”, traduzione italiana della parola inglese “disorder”).
Io sto benissimo
(“Cosa ti fa ridere Federico?”)
Mi fa ridere il mio successo. È molto buffo.
(“Cosa fare quando un bambino autistico si oppone al tentativo di insegnargli delle autonomie?”)
Prendere tempo. Andare incontro nel suo mondo.
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