Diversamente Felici
Università di Foggia
16 Novembre 2024
Cosa vuole dire essere diversamente felici?
Diversamente vuole dire umano. Io vi vedo. Siete tutti diversi. La categorizzazione, la divisione degli umani in gruppi odora già di oppressione.
Siamo tutti diversamente abili per qualcosa e ciascuno punta il suo diversamente felice che è unico nel cosmo.
Come si fa ad entrare nel tuo mondo?
Basta volerlo. Io dagli altri non pretendo nulla. L’assenza di aspettative è la mia clausura felice.
Ci parli della prima impressione che hai avuto della tua professoressa di sostegno?
Federica non riuscivo a smontarla. Sono bravo a sembrare inquietante ma lei non aveva paura di me. Ancora oggi siamo amici.
Hai parlato di “clausura felice”. Come vivi questa condizione di felicità?
La felicità è fragile e va difesa con una radicale essenzialità di vita. Pretese zero, aspettative zero, sogni zero. La biologia umana è già felice.
A quale età hai capito che avevi una missione?
A tredici anni. Compito in classe su cosa farò da grande. Io avevo capito male che dovevo decidere ed ho deciso di aiutare a capire l’autismo. Il limite come leva mi è sembrata una buona idea.
Che ruolo ha la Fede nella tua vita, in merito alla felicità?
Dio ha fede negli uomini, io credo, nonostante millenni di orrori.
Io cerco di riflettere questa fede in me, di non essere opaco ma pienamente figlio di un amore debolissimo e quindi invincibile.
Vuoi venire ospite nella mia scuola?
Si.
Quale è stato il momento più felice della tua vita?
Quando ho scritto la prima parola. Una seconda nascita.
Qual è il tuo sogno nel cassetto? Sei riuscito a realizzarlo?
Non ho sogni. Sono molto pericolosi. Ho una missione e la vedete qui, ora.
Ci hanno riempito di caratteristiche negative dello spettro autistico, tu hai appena smontato tutti i pregiudizi che ci hanno trasmesso.
Non siamo persone rotte ma molto diverse.
Mi insegneresti a scegliere le parole?
Parlare meno, osservare di più, riflettere ancora di più.
Il mio silenzio verbale non è un limite, è un dono.
Come è stata la tua esperienza a scuola, negativa o positiva? Ti sei mai sentito escluso dai tuoi compagni o dai tuoi docenti?
Escluso mai. L’organizzazione della scuola è molto anti autistica.
Qual è l’atteggiamento giusto da avere con un ragazzo autistico: punirlo per qualche marachella o soprassedere su qualunque cosa?
Come per tutti. Ma attenzione che la neurodiversità non è marachella.
Come descriveresti te stesso, come ti vedi?
Uno molto magro.
Ti sei innamorato, hai la fidanzata?
Sì ma le ragazze neurotipiche parlano troppo. Io vado in confusione.
Come ti comporti con gli altri ragazzi autistici?
Bene. Siamo gente di poche parole. Ci capiamo nel silenzio.
Ti piace il mare?
Molto. Per noi ipersensoriali l’infinito è struggente.
Qual è il tuo piatto preferito?
Cinghiale.
Tu che ami il silenzio, come fai a sopportare un papà così logorroico?
Non è facile tirare su un padre però mi dà anche tante soddisfazioni.
Com’è il rapporto con i tuoi genitori?
Molto faticoso. Ma presto vado a vivere altrove.
C’è qualcosa che non hai mai fatto e che vorresti fare?
No. Io sono felice così. A me piace la vita come viene. È meravigliosa.
Hai tu una domanda per noi, che oggi siamo la tua classe?
Molto far decidere a loro.
Sei orgoglioso di ciò che hai raggiunto?
Orgoglio mai. Non mi piace. Io sono qui per rendere un servizio, per essere un dono. La missione è il culmine della vita perché è pienezza del senso, dello scopo.
Vuoi chiederci qualcosa?
A voi chiedo. Avete passato una mattinata di belle emozioni o da domani costruiamo un mondo nuovo insieme?
Sei autonomo?
Secondo me sì, secondo altri no.
Per me, ciò che so fare da solo è sufficiente. Poi cerco di imparare ancora ma le due cose possono coesistere.
Sono felice, non mi manca nulla ed anche lavoro per crescere.
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